
di Loretta Cavazzini
Quando si parla di relazioni affettive l’accezione generale è quella di uno stato di benessere che investe due o più persone che provano piacere nello stare insieme. Questa purtroppo non è una regola matematica e molto spesso, anche se non va generalizzata, proprio all’interno di una relazione affettiva, si ingenerano meccanismi diversi che inficiano quel benessere che invece dovrebbe dispensare.
In tutte le relazioni infatti c’è sempre una distribuzione del potere. Detto così può sembrare crudo ma in molte coppie proprio il potere rappresenta un campo di scontro, più o meno agguerrito, nel quale i due partecipanti vogliono conquistare una posizione di predominio, a volte anche inconsapevole, sull’altro.
Non sempre tale tipologia di relazione si rivela dannosa, ma, in alcuni casi, lo può diventare. Questo avviene quando la persona che, tra le due, conquista tale potere, non ne fa un buon uso ossia non lo mette al servizio dell’altro componente della coppia o della relazione stessa.
La distribuzione del potere in una coppia può essere complessa, sensibile ai cambiamenti, alle aspettative, ai desideri di ciascuno dei due. Poi è anche vero che trascorso un certo lasso di tempo la situazione tende a riequilibrarsi raggiungendo una stabilità che pone ciascun membro in una posizione a lui comoda e, da quel momento in avanti, ognuno sarà consapevole del ruolo di entrambi e sarà, nella vita a due, protagonista o spettatore a seconda del tema affrontato.
In una ottica moderna tutto questo potrebbe sembrare poco etico ma in una ottica globale possiamo vedere che anche nel regno animale le cose funzionano allo stesso modo ed in tutte le forme viventi questo “potere” influisce su vari aspetti della vita: la suddivisione di responsabilità, le relazioni all’interno della sfera sessuale e nell’intimità.
Le coppie sono entità dinamiche e per questo subiscono continue mutazioni durante i reciproci scambi e le relazioni di potere nella coppia tendono a garantire – sembrerà strano – un certo equilibrio. In alcune occasioni questo equilibrio non è spontaneo né semplice da raggiungere.
Prendiamo ad esempio una coppia formata da due persone dominanti, per due persone con l’attitudine al comando, non sarà affatto semplice gestire la relazione, sarà infatti opportuno che entrambi lavorino sodo con il fine di permettere all’altro di sentirsi, in ogni momento, compreso e rispettato, per dirla con le parole di G. Leibniz “amare è trovare nella felicità del tuo compagno la tua propria felicità”.
Nel caso invece di una coppia in cui entrambi i componenti siano persone abituate all’obbedienza si può arrivare a trovare un tipo opposto di disagio per il fatto che nessuno dei due riesca serenamente a prendere una qualsivoglia iniziativa. Tale atteggiamento porterà alla lunga ad un senso di insicurezza che potrà arrivare a minare la relazione. In casi simili la soluzione potrà essere raggiunta quando entrambi comprenderanno che è bene condividere le proprie opinioni e prendere iniziative alternandosi, di comune accordo, in altre parole senza sentirsi mai né inferiori né superiori all’altro ma sempre in una relazione paritaria.