di Loretta Cavazzini

di Loretta Cavazzini
La bugia nel fanciullo non può essere paragonata a quella dell’adulto, né sotto il profilo psicologico, né sotto il profilo morale, ma va considerata e corrisponde alla mentalità e al grado di sviluppo cognitivo del bambino. Secondo varie ricerche compiute dalla psicologia dell’età evolutiva, sembra trattarsi, in tal caso, di semplice alterazione della verità o di mero errore.
La bugia, infatti, viene intesa solitamente come “un’affermazione che mira ad indurre in inganno qualcuno a proposito di avvenimenti o di stati d’animo, traendone un vantaggio”.
L’essere capaci di mentire, è un segno di decisivo avanzamento nella organizzazione cognitiva e morale. Una modificazione non volontaria della realtà può facilmente essere causata, nel bambino, dalla imperfezione di sviluppo delle sue principali funzioni psichiche che può giustificare, frequentemente, le nebulose testimonianze fornite dai bambini, nei quali non sono ancora sviluppati i poteri critici di controllo, le competenze per oggettivare dati derivanti dai suoi sensi e del mondo esterno senza confonderli con le sue immagini provenienti dalla fantasia.
L’utilizzo ancora incerto della parola può mettere il fanciullo, poi, nella incapacità di esprimere ciò che egli ha percepito e ciò che egli pensa sia vero. L’alterazione della verità può, ancora, dipendere dalla incomprensione del vocabolario dell’adulto, oltre che dalla suggestione che un certo tipo di linguaggio esercita su di lui, facendogli provare il sentimento che la sua risposta corrisponda al vero.
La fragilità psicologica del bambino favorisce, anche, la trasformazione dei ricordi, che vengono modificati, arricchiti da nuove esperienze personali e rivissuti spesso in nuovi modi di agire.
Non va sottovalutata, poi, l’importanza dell’inconscio nella determinazione di narrazioni e affermazioni infantili di bugie.
Può accadere che desideri contrariati, bisogni insoddisfatti, paure e gelosie represse, frustrazioni quotidiane di vario genere, messe a tacere sul momento, riescano a trovare sfogo in certe bugie create dal fanciullo per ritrovare la sua sicurezza ed il suo equilibrio psichico.
Anche un motivo di evasione da una situazione insostenibile in quanto dolorosa e opprimente, può giustificare le creative menzogne infantili.
Gli effetti dell’etero suggestione e dell’autosuggestione possono, facilmente causare l’alterazione della verità nel bambino, il quale, fortemente impressionabile e ancora inesperto di controllo dei propri processi ideativi, può illudersi di aver percepito quello che non gli sia stato mai presentato. Più è giovane il bambino e più forte è l’influsso che la suggestione può esercitare sul suo animo.
Un altro dei fattori responsabili di alterazioni della realtà nel bambino è dato dall’alterazione dell’immaginazione vivace, caratteristica di questa fase dell’età evolutiva. Il fanciullo non ha un’immaginazione più ricca dell’adulto, ma, a differenza di quest’ultimo, non è capace di controllarla e vive spesso quasi sotto il potere delle immagini. La convinzione e la sicurezza con cui il piccolo vive il contenuto di quanto inventa di sua spontanea volontà, a volte, disorientano l’adulto. L’immaginazione è più intensa nelle bambine e varia secondo il carattere individuale.
Affianco alle forme di modificazione della verità, dovute alle cause già accennate, esistono anche patologie che provocano tali comportamenti. La mitomania, ad esempio, è legata a fragilità mentale e a stati di non equilibrio psichico; ma tali anormalità esulano dal campo più frequente in un gruppo scolastico.
Naturalmente, con il passare del tempo, si sviluppa nel bambino, accanto alla bugia apparente, una certa capacità a mentire con consapevolmente ed intenzionalmente. In coincidenza con l’ingresso alle scuole elementari (verso i 6 anni circa) inizia ad essere necessario l’intervento educativo, che formi la mente del bambino alla sincerità ed al culto della verità.
Succede, poi, che l’abitudine che il fanciullo prende alla bugia, l’imitazione del comportamento menzognero dei suoi compagni per ottenere vantaggi o evitare rimproveri, la osservazione frequente delle simulazioni e dissimulazioni cui ricorre la società degli adulti per convenienze di carattere sociale o interessi personali, portano il fanciullo a rifugiarsi con molta facilità nel mondo delle sue invenzioni di fantasia.
Concludendo possiamo affermare, basandoci sugli studi condotti su questo tema, che alla base di un reale comportamento menzognero del bambino si trova un certo sentimento di insicurezza e d’inferiorità personale, con conseguente bisogno di difesa, di affermazione e di valorizzazione della propria personalità.
Per un educatore, il ricorso ad un metodo preventivo, impostato sulla dolcezza, sulla confidenza e la fiducia, risulterà di gran lunga più efficace del ricorso alla repressione ed alla umiliazione.