
di Valentina Ferrara
Durante questo periodo di emergenza sanitaria, molti bambini hanno sperimentato una relazione più intensa con i propri genitori dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo, potendo passare con loro più ore del solito attraverso momenti e attività che prima, per mancanza di tempo, non si potevano condividere.
Non per tutti i bambini però questa situazione ha rappresentato un’opportunità di consolidamento della relazione con il genitore. Infatti molti di loro, figli di coppie separate, hanno avuto difficoltà nel mantenere rapporti continuativi con il genitore non collocatario o comunque ne hanno visto alterata la modalità di interazione, spesso gli incontri di persona sono stati sostituiti dalle videochiamate e da telefonate più frequenti o in alcuni casi anche questi contatti sono stati sospesi.
Il rischio di potenziale contagio con persone non conviventi ha scoperchiato il vaso di Pandora in contesti familiari conflittuali nei quali, in alcuni casi, la limitazione degli spostamenti imposta dai DPCM ha portato alcuni genitori collocatari a strumentalizzarli impedendo le frequentazioni e i contatti dei figli con l’altro genitore. Questa modalità, utilizzata in questi casi con il fine di esercitare un controllo sull’altro genitore e di portare avanti conflitti di coppia già in essere, non ha fatto altro che danneggiare per l’ennesima volta i soggetti più deboli della famiglia: i figli.
Durante un’emergenza sanitari come quella che tutti noi abbiamo vissuto, la necessità di mantenere stabili le relazioni con i nostri cari e le nostre abitudine, nei limiti del possibile, ci ha protetto da possibili esiti psicologici negativi. Possiamo quindi immaginare come questo discorso sia particolarmente valido per i bambini, che durante i momenti di difficoltà hanno maggiormente bisogno di rassicurazione e conforto da parte degli adulti significativi e, a seconda dell’età, possono non avere gli strumenti psicologi per poter gestire da soli situazioni di emergenza come questa.
La separazione improvvisa dal genitore non collocatario, o la riduzione degli incontri, hanno sicuramente rappresentato un fattore di rischio per il bambino che si è trovato non solo a dover interrompere la propria routine quotidiana, i rapporti con i pari, le attività di svago ma, nei casi sopra descritti, si è visto deprivare di una delle figure genitoriali che in questa situazione avrebbe rappresentato una fonte di rassicurazione aiutandolo a gestire le emozioni che lo hanno pervaso come paura, preoccupazione, disorientamento, senso di impotenza, tristezza e rabbia.
Inoltre l’impossibilità di vedere e mantenere contatto con una delle figure più significative della propria vita, ha portato spesso ad accrescere l’angoscia del bambino e la preoccupazione sullo stato di salute del genitore o sulla possibilità di rivederlo dopo l’emergenza. I bambini infatti non hanno la stessa capacità degli adulti di gestire le emozioni e possono sperimentare angosce di separazione e di abbandono difficili da gestire da soli, con conseguenze negative sul loro benessere psicologico.
Questa situazione di emergenza dovrebbe pertanto farci riflettere sul ruolo genitoriale, non solo all’interno di famiglie stabili ma anche in quei contesti dove i genitori esercitano la loro funzione separatamente.
Il loro compito nei confronti dei bambini deve essere sempre quello di sostenerli, di rappresentare per loro una “base sicura” e di proteggerli da strumentalizzazioni nel conflitto genitoriale, evitando di caricare su di loro le proprie emozioni non elaborate, da parte di chi dovrebbe avere invece come unico scopo quello di facilitare il loro sano sviluppo.